Camusso show Vi è “una logica di autosufficienza della politica che sta determinando una torsione democratica verso la governabilità a scapito della partecipazione”. Anche il governo Renzi, come quello Monti prima di lui, è finito nel mirino di Susanna Camusso, bollato direttamente dal congresso della Cgil in corso a Rimini. Il governo avendo dimostrato “insofferenza per la concertazione” con le parti sociali, negando loro “il ruolo di partecipazione” ecco pronunciata l’accusa di mettere a rischio così la stessa vita democratica. La cosa divertente del congresso Cgil è che questo argomento tragicamente mosso contro Renzi dal segretario generale Camusso è utilizzato dal segretario della Fiom, Landini, contro lei stessa, accusata di autoritarismo. Aveva ragione Rousseau quando scriveva che la democrazia era propria di un popolo di dei e non di uomini. In Cgil la si usa uno contro l’altro, Camusso contro Renzi, Landini contro Camusso. Dal che il dubbio che il governo non sia democratico non perché non si consulta con i sindacati, ma perché non ascolta le proposte del sindacato. Sarebbe interessante discutere questo argomento, se non fosse che abbiamo il sospetto che il governo, semmai non venga considerato democratico, nonostante esegua invece, alla lettera, le indicazioni del sindacato. Con che faccia la Cgil non si accorge che il decreto sul lavoro entrato in Commissione in un modo ne sia uscito in un altro? Eppure il ministro Poletti non ha minacciato le dimissioni, al contrario ha rivendicato lo stesso un testo tanto modificato come proprio. Sarebbe interessante sviscerare il concetto di democrazia di Susanna Camusso. Non vorremmo che il segretario della Cgil pretendesse il governo interamente prono al sindacato, esattamente come Landini denuncia che la Cgil sia piegata a lei. Ma se il problema della Fiom è l’autoritarismo nella Cgil, possiamo prendere sul serio il rischio democratico denunciato da Camusso? Solo ieri avevamo premesso che ritenevamo plausibile, con dispiacere, il rischio che il Congresso della Cgil consumasse una battaglia di retroguardia, non immaginavamo miglia e miglia di ritirata. Se era pur sempre comprensibile che la Cgil accusasse di scarsa democraticità il governo Monti, il governo Berlusconi, il governo Craxi, non si rende conto che il governo Renzi è il governo del suo partito di riferimento, del segretario del suo partito di riferimento per essere esatti. Se cade questo governo non è che la Cgil troverà il governo di un segretario del partito a lei più gradito. Troverà un avversario che vorrà far saltare per aria una Cgil che presume di far cadere i governi. C’era la possibilità di discutere sui provvedimenti del governo nel merito e di incalzare Renzi e Poletti dove i loro provvedimenti non erano condivisi. Nessun argomento a riguardo. La Cgil denuncia la distorsione della vita democratica. Vedrete che presto la vita democratica anche in Italia farà a meno di un sindacato sindacato di questo genere e nessun democratico ne sentirà la mancanza. Roma, 7 maggio 2014 |